Il grande errore: la tecnologia nel calcio

Il grande errore: la tecnologia nel calcio

 

Viviamo in una società tecnologica che, conforme al processo di globalizzazione, è anche una società performativa. Non si accettano più modelli puri o sacri, intesi come indissolubili e indiscutibili, ma si tende sempre al cambiamento.

Pasolini scriveva: “Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. E’ rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci”

Oggi anche questa frase sembra venir meno. Nello sport, l’esempio più lampante riguardo questa tendenza al cambiamento è dato dall’introduzione del Var nel calcio che, a detta di coloro che lo hanno promosso e approvato, garantirebbe maggior giustizia e diminuirebbe le polemiche legate ad eventuali errori arbitrali.

Var o non var, questo è il problema. Il dibattito si fa sempre più accesso, settimana dopo settimana, partita dopo partita, ma sembra sempre più difficile trovare delle soluzioni che accontentino tutti, tifosi e società. In questo articolo esporrò la mia idea riguardo questo argomento, che ritengo molto chiara. E’ giusto utilizzare il Var? Può la tecnologia prevalere al gioco del calcio? Gli errori e le polemiche diminuiscono?

 

L’arbitro

Prima di introdurci al tema della tecnologia, partiamo dal protagonista di tutta questa discussione, l’arbitro, cercando di analizzarne ruoli e competenze .

Il lavoro dell’arbitro è complicato perché prende decisioni in autonomia, di conseguenza genera pregiudizi sui valori fondamentali di verità, giustizia e credibilità. Un po’ come quando il professore ci dà un brutto voto e pensiamo ce l’abbia con noi, il concetto è quello.

Gli arbitri, come tutti, umanamente sbagliano. La cosa importante è che quest’ultimo non anteponga la copertura del suo errore al bene della partita. E’ scorretto pensare di assegnare un rigore ad una squadra, solo perché qualche minuto prima è stato fischiato un altro fallo inesistente agli avversari: in questo caso gli errori diventerebbero due, non più uno solo. Gli errori sono l’incubo degli arbitri e possono portare a due diverse reazioni: una crisi oppure una crescita. Per favorire il secondo caso è necessario che l’errore venga valutato sinceramente ed analizzato nel dettaglio, al fine di superarlo. Può essere dunque svantaggioso per l’arbitro lasciarsi tutto alle spalle come niente fosse.

Aldilà di queste considerazioni, se si considera l’arbitro al pari di tutti coloro che sono appostati sul campo di gioco, non è comprensibile la volontà di voler correggere un suo errore. Il calcio è fatto anche di errori. Altrimenti, per quale motivo un calciatore che sbaglia un calcio di rigore non ha la possibilità di ribatterlo?

                         

La tecnologia: 

L’utilizzo della tecnologia in tutti gli sport viene introdotta per garantire giustizia. Questa frase sembra perfetta, ma in realtà non lo è affatto. La giustizia di cui si parla infatti non si manifesta nel raggiungere l’esatta ricostruzione dei fatti, piuttosto tende a questo obiettivo, non garantendo una verità assoluta del 100%.

Con il Var viene sicuramente garantita opportunità pari, ciò significa che si parte tutti dallo stesso punto, con un analogo metro di giudizio, ma questo non vuol dire che si ottiene sempre il giusto, piuttosto si ricerca quanto è più vicino possibile al giusto.

Precisato questo concetto, interessante risulta il dibattito sul fatto che con la tecnologia le polemiche diminuiscono. Con il Var viene sicuramente ridotta una buona percentuale di errori, questo è innegabile. Se però, precedentemente all’uso della tecnologia, la parte restante di percentuale, quindi l’errore, veniva giustificata con “l’arbitro non ha visto, quindi non ha fischiato”, ora si appunta “l’arbitro ha visto, quindi non ha voluto fischiare”. Capite bene come paradossalmente le polemiche ed i pregiudizi sono aumentati.

Se negli errori oggettivi, essi siano un gol non assegnato, un fuorigioco o un cartellino rosso dovuto ad un comportamento antisportivo, è possibile garantire ragione assoluta, questo non è possibile nei casi interpretativi. Essendo il calcio, così come altri sport, un gioco fisico, la dinamica del contatto rientra negli episodi interpretativi. E’ dunque impensabile, per la natura stessa del gioco, stroncare le interpretazioni arbitrali, anzi, sono giudizi fondamentali che aiutano a tendere alla perfezione.

La soluzione è chiara: il Var andrebbe utilizzato solamente per gli episodi oggettivi, dove è possibile garantire giustizia assoluta. Questa che ho appena citato era l’uso iniziale che si pensava per questo strumento, sebbene con il tempo l’utilizzo del Var sia stato introdotto anche per quegli episodi dubbi ed interpretativi che dovrebbero essere valutati solo dall’arbitro in campo. Ora è difficile tornare indietro.

 

Le ragioni del NO:

·       Ostacola la fluidità del gioco

·       Aumenta i dubbi e le polemiche, per i motivi citati in precedenza

·       Stronca l’anima del gioco, la passione, l’emotività, considerando che per festeggiare un gol bisogna aspettare una serie di minuti prima che venga convalidato

·      Vengono annullate moltissime probabilità di gol. Basti pensare che prima di assegnare un gol è necessario analizzare tutti gli episodi dubbi da quando è iniziata l’azione prima di poter assegnare la rete.

·       Viene sacrificata una parte di partita. Molti momenti di gara vengono interrotti per analizzare azioni precedenti.

·       L’arbitro non è più in grado di valutare episodi dubbi, per i motivi scritti in precedenza. La crescita di un arbitro è ostacolata dal Var, se lo strumento può intervenire anche in episodi interpretabili.


 

Il fallo di mano:

L’episodio dubbio più comune e difficile da valutare nel calcio è sicuramente il fallo di mano. Innanzitutto sarebbe importante ricordare la differenza tra tocco di mano e fallo di mano. In questi casi entra ovviamente in gioco l’elemento della volontarietà: è importante garantire la giustezza delle regole ma con ragionevolezza. In questo caso trovo inconcepibile aver tolto la fondamentale regola basata sulla volontarietà. Questo perché se in altri sport,come  ad esempio il basket con il fallo di piede, questo ha una rilevanza minore, nel calcio l’impatto che può avere un fallo di questo genere compromette il risultato della partita. Ci si ritrova così a dover assistere a calci di rigore al limite del ridicolo, dove anche giocatori girati di spalle o con le braccia attaccate al corpo vengono puniti senza alcun senso logico.

 

 

L’idea del challenge:

Negli ultimi tempi si è parlato di una possibile introduzione del challenge nel calcio, a favore degli allenatori. In NBA il challenge richiesto dagli allenatori viene accolto in media il 30% delle volte. Ciò significa che 7 volte su 10 il challenge risulta un fallimento. Essendo anche questo uno strumento che non è in grado di garantire torto o ragione assoluta, servirebbe a generare ulteriori polemiche, non riuscendo a garantire giustizia al 100%.



 

Statistiche:

Ammonizioni +16,7%
Espulsioni +167%
1 correzione decisiva al Var ogni 2,3 partite
6,6 episodi controllati a partita
2'11 minuti di tempo medio quando l'arbitro rivede l'azione al monitor

 




Samuele Nava
con riferimenti al programma "Sky Sport Room"