FABRIZIO BIASIN

Ciao Fabrizio, come è stato il tuo percorso per diventare un giornalista sportivo? Quali sono stati i tuoi studi e che cosa ti ha affascinato di questo mondo?
I miei studi centrano veramente poco con la professione che ho attualmente. Dopo il diploma al Liceo Scientifico, mi sono iscritto all’Università seguendo un corso di Chimica, prima di laurearmi definitivamente in Scienze Ambientali. Nonostante ciò, avevo capito che quel tipo di realtà non faceva per me, tanto che decisi di trasferirmi a Milano per provare a diventare un giornalista, dopo aver vinto un concorso in Regione Lombardia. Nel 2004, senza alcuna autorizzazione, ho iniziato a frequentare la redazione di “Libero”, venendo cacciato più volte. Finalmente, un giorno mi è stato permesso di scrivere un articolo, che mi è servito ad avviare la mia carriera. Per sei mesi ho fatto il cronista, prima di passare allo sport. Con il tempo sono diventato prima caposervizio, nel 2008, ed attualmente caporedattore.

Sei tifoso interista e ti occupi dei colori nerazzurri a 360°. Da dove nasce questa passione? Quali sono i ricordi della tua prima partita allo stadio?
La mia prima partita allo stadio, quella che mi ha portato a diventare interista, è stata un Como-Milan del 1988, terminata 1-1, in cui i rossoneri di Sacchi festeggiarono lo scudetto. Quel pomeriggio mio padre, tifoso milanista, decise di portarmi allo stadio Sinigaglia per celebrare la vittoria. In realtà, per assistere alla partita, fui costretto a rinunciare ad una festa con i miei amici, tanto che non mi divertii per niente. Tornato a casa, mia madre mi chiese se fossi contento della giornata trascorsa. Di fronte alla mia risposta negativa lei mi disse:”Non ti sei divertito perché sei interista” . Da quel momento ho iniziato ad amare i colori nerazzurri.

Il ricordo più bello da tifoso interista? Quello invece legato alla tua carriera professionale? Raccontaci qualche aneddoto.
Il ricordo più bello vissuto allo stadio è stato un derby di Coppa Italia, del tutto insignificante, in cui segna Roberto Baggio sotto la Curva Nord. Aldilà del triplete, della partita con il Barcellona, dei trionfi al Bernabeu etc; questa immagine più di ogni altra la richiamo alla mente con piacere.
Giornalisticamente parlando, un momento davvero importante è stato quando, nel 2007, ho avuto modo di intervistare Ibrahimovic, in esclusiva a casa sua, terminata la sua prima stagione in nerazzurro. Quell’intervista fu davvero significativa, viste le numerose complicazioni che intercorrono per avere contatti con un calciatore, e fece abbastanza parlare all’epoca.

Come ben noto ti occupi di calcio, tuttavia scrivi per una redazione che si occupa anche di politica. Molti giornalisti hanno abbandonato questo settore in quanto non si ritenevano più totalmente liberi nel poter esprimere il loro giudizio. Hai mai vissuto situazioni simili? Com’è il tuo rapporto con la politica?
Nonostante lavori per un quotidiano politico molto ben indirizzato, questo ambito non mi interessa particolarmente. Anche nelle relazioni, tendo a valutare una persona per quello che dice e trasmette, senza tener conto del credo politico. Posso confermarti che durante i miei 15 anni di carriera non ho mai avuto imposizioni o problemi legati alla libertà di espressione.

Che effetto di fa pensare ad un’Inter che gioca lontano da S.Siro? Qual è il tuo parere di fronte a questa possibilità che sembra potersi concretizzare?
Dipende dalle possibili soluzioni. Se l’alternativa è uno stadio di proprietà, non in coabitazione con altre squadre, potrebbe anche andar bene. Se invece si pensa ad un nuovo stadio in comune, in sostituzione a S.Siro, lo ritengo un azzardo piuttosto inutile. Vorrebbe dire dividere nuovamente i ricavi ed avere numerosi impedimenti. A questo condizioni, lunga vita a S.Siro.

L’Inter ha cambiato tre società negli ultimi anni: Moratti-Thoir-Suning. Com’è il tuo rapporto con la nuova proprietà? Hai già avuto modo di conoscere qualcuno personalmente?
Ho avuto modo di chiacchierare con l’amministratore delegato Marotta e conosco il ds Ausilio da molti anni, naturalmente sotto un punto di vista professionale. Generalmente, ho sempre avuto modo di riscontrarmi in persone cordiali e disponibili, anche in passato con le figure di Branca e Oriali. Non ho ancora avuto la possibilità di conoscere il nuovo allenatore, Antonio Conte, ma conto di riuscirci. Con l’Inter c’è sempre una visione abbastanza familiare delle cose, forse ancor più che nelle altre squadre.

Come valuti il mercato in entrata dell’Inter?
Ad Aprile Antonio Conte ha sposato il progetto dell’Inter, che prevedeva determinati obiettivi di mercato. Devo dire che questi ultimi sono stati in gran parte raggiunti, senza dover ricorrere a seconde scelte. Credo quindi che il mercato fino ad ora sia assolutamente positivo. Lukaku è stato l’acquisto più caro della storia dell’Inter, di conseguenza non posso far altro che i complimenti a tutta la dirigenza ed alla proprietà.

Situazione Icardi?
Sinceramente è una questione che ha stancato tutti i tifosi interisti. Siamo arrivati al punto che Icardi ha perso anche il numero 9, ad evidenziare come al giocatore venga indicata la via d’uscita. L’argentino al momento sembra non voler aprire le porte a nessuna squadra, sebbene entro il 2 settembre una soluzione vada trovata, se vuole evitare di stare in tribuna a guardare gli altri. Sembrano esserci tre opzioni diverse tra loro: Roma, Napoli e Juventus. La valutazione dell’Inter si aggira intorno ai 70 mln, cifra che al momento nessuno sembra disposto a spendere. Personalmente credo in due soluzioni: scambio alla pari con Dybala o trattativa con la Roma, inserendo Dzeko come contropartita tecnica. Entrambe non mi soddisfano, in quanto ho la sensazione che lui torni ha fare quello che ha sempre fatto: tanti goal. In ogni caso, dopo tutti questi mesi, è ora di voltare pagina. La situazione è stata gestita male sia dalla società che dal giocatore, quindi mi auguro che si risolva tutto in breve tempo.

Ti chiedo un parere sulle figure di Conte, Sarri e Giampaolo.
Per quanto riguarda Antonio Conte sono molto contento, essendo un allenatore di primissima fascia. E’ un tecnico che, a differenza di altri, non ha bisogno di molto tempo per impostare la sua idea di calcio e portare risultato favorevoli. Tendenzialmente lui agisce da motivatore, riuscendo a far rendere al meglio i suoi giocatori nel breve periodo.
Giampaolo credo sia un allenatore molto diverso. Tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui ne parlano bene, in particolare a livello teorico. Ha dimostrato di ottenere risultati notevoli con la Sampdoria e adesso ha avuto la grande occasione di allenare una grande squadra come il Milan, che gli sta fornendo il materiale giusto per praticare la sua idea di calcio. Lo considero quindi un bravissimo allenatore, anche se la prova di S.Siro non sarà banale.
Sarri credo sia cambiato molto rispetto a due anni fa. Ha dimostrato di saper far ruotare molto di più i suoi giocatori e in alcune situazioni lasciare da parte il bel gioco. Quest’anno avrà a disposizione una rosa di fenomeni da dover gestire. Il paragone con Allegri si farà considerando questo aspetto.

Buoni propositi per la prossima stagione?
La prossima stagione l’Inter dovrà fare grandi passi in avanti per provare ad infastidire la Juventus. Penso ad una squadra combattiva fino a primavera inoltrata, anche se i bianconeri saranno avvantaggiati. Con Conte in panchina si può ben sperare anche in Coppa Italia, che gli scorsi anni è stata stupidamente snobbata. In Champions mi auguro che l’Inter raggiunga la fase ad eliminazione.