MARCELLO CHIRICO 



- Ciao Marcello, inizierei l'intervista presentando un po' la tua persona. Sappiamo che sei nato a Torino, nel 1960, e sei diventato giornalista professionista nel 1994, dopo aver frequentato il liceo classico ed esserti laureato in lettere. Partendo da queste considerazioni ti chiedo, cosa ti ha avvicinato al mondo del giornalismo? Ti ha affascinato qualcosa in particolare?
Mi sono avvicinato al mondo del giornalismo forse grazie alla trasmissione "Tutto il calcio minuto per minuto". Sentendo con insistenza le varie radiocronache, mi sono appassionato al calcio, a tal punto che un giorno decisi di voler diventare un giornalista sportivo. Inizialmente ho lavorato per 18 anni come giornalista politico a "Il Giornale" di Montanelli, mentre con il passare del tempo mi sono avvicinato al calcio, collaborando con tv private come opinionista della Juventus.

- Perfetto Marcello, come seconda domanda allora ti chiedo: il tuo mestiere ti rende felice? Durante la tua lunga carriera hai avuto o hai tutt'ora dei personaggi a cui ti ispiri o prendi esempio?
Sinceramente non ho personaggi da cui prendo esempio. Ritengo di avere un mio stile personale, quindi mi rifaccio a quel tipo di scrittura, senza la necessità di dover copiare o prendere spunto da qualcuno. Nonostante ciò, nella mia vita ci sono stati dei maestri come Feltri e Montanelli che mi hanno aiutato molto a capire come svolgere al meglio questa professione. Sono sicuramente soddisfatto e felice di quello che faccio; ritengo che molte persone vorrebbero fare il mio lavoro. Mi ritengo una persona fortunata in quanto sono riuscito ad unire il mio mestiere con la passione per i colori bianconeri.

- Come anticipavamo prima, la tua carriera è stata ricca di cambiamenti. Dalla politica allo sport, dalla carta stampata alla televisione. Consideri positive tutte queste fasi della tua vita professionale o porti dentro di te qualche rimorso?
Per quanto riguarda la parte iniziale della mia carriera, sono soddisfatto di aver imparato ad occuparmi di un settore difficile come quello politico. Ho deciso di lasciare questa strada perchè, ad un certo punto, mi sono reso conto che i giornali facessero a loro volta politica. Insomma, il giornalista non era più totalmente libero. Non solo non poteva sempre esprimere il proprio parere, ma spesso era limitato anche nel raccontare determinate vicende, per salvaguardare gli interessi della testata di riferimento. Da questo aspetto deriva la decisione di passare ad occuparmi del settore sportivo ed abbandonare la carta stampata.

- Nel corso degli anni il giornalismo ha subìto, almeno in parte, un processo di involuzione. Con l'avvento del Web 2.0 è venuto meno il fattore dell'esclusività sulla carta stampata. I social network, inoltre, permettono a chiunque di poter pubblicare notizie ottenendo visibilità. Come ti sei adeguato a questo nuovo modo di fare giornalismo?
Penso di essermi adeguato abbastanza bene, in quanto non mi ritengo ancora un decano della professione. I computer sono iniziati ad entrare nelle redazioni proprio negli anni in cui sono diventato giornalista, dopo aver utilizzato per qualche anno la macchina da scrivere. Per quanto riguarda i social, ci tengo a sottolineare che spesso ci si riscontra in persone che partecipano al dibattito in maniera scorretta e maleducata. E' sempre più difficile incontrare gente civile all'interno del web. I social dovrebbe essere intesi come uno strumento di divulgazione immediato e mezzo di informazione alternativo.

- La Juventus è la tua grande passione. Per la Vecchia Signora hai scritto ben cinque libri ed hai composto una canzone intitolata "Atto d'amore". Cosa vuol dire far parte del mondo Juve?
Ti posso confessare che dedicarsi solo alla Juventus, in tempi come questi, dove i bianconeri sono considerati rivali antipatici, non è semplicissimo. Tanta gente spesso mi etichetta come giornalista "di parte" solo perchè mi occupo di una sola squadra. Questo aspetto mi ha fatto molto pensare: ho fatto bene a fare tutto quello che faccio? Quando sei un giornalista generalista ti occupi di tutto e sei molto più tutelato sul piano dell'obiettività. Dal momento in cui ti esponi vieni incasellato in una certa categoria. Io avrei potuto dirigere un canale tematico sul canale ufficiale della Juventus, ma ho rifiutato, in quanto ritenevo che questa scelta avrebbe potuto limitare la mia libertà di espressione. Sono da una parte ancora rammaricato per non aver sfruttato l'occasione, dall'altra però continuo a ritenere che, in un ambiente troppo vicino alla società ed ai giocatori, sarei stato troppo condizionato nei miei giudizi.

- Ci tengo a farti una domanda che credo interessi particolarmente a tutti i tifosi che ti hanno seguito in questi anni. Mi riferisco al tuo passaggio dal gruppo Mediapason a 7Gold Sport. Senza entrare troppo in questioni personali, vorrei sapere, è stata una tua personale decisione? Questa scelta è legata ad un particolare episodio (screzi con il direttore Ravezzani) oppure è frutto di considerazioni più generali?
Devo rivelarvi che sono andato via per mia spontanea volontà, per motivi personali legati al rapporto con quella testata. Non ci siamo lasciati molto bene. Ho ritenuto che la mia storia nel gruppo Mediapason fosse finita dal momento in cui la trasmissione a cui partecipavo era sempre indirizzata alla lite. Ora a 7Gold devo dire che la situazione è cambiata; non ho ritrovato la cattiveria che negli ultimi anni aveva caratterizzato la precedente testata. Ci sono comunque altre questioni, ancora più importanti, che sono personali e preferisco non manifestare.

- Torniamo a parlare di Juventus. Sei soddisfatto del mercato bianconero fino ad ora? Cosa pensi dei nuovi innesti?
Sinceramente, sono ancora in attesa di capire come finirà questo mercato. In genere la Juventus ci aveva abituati a concludere il mercato già alla metà di luglio, in particolare quello in entrata. Al momento, sembra essere completamente cambiata la strategia di Paratici e Nedved. E' un mercato molto più aggressivo rispetto a quello di Marotta. Sono convinto che le trattative resteranno aperte fino all'ultimo giorno. Credo che il reparto d'attacco verrà quasi completamente rinnovato, ma confido ancora in un colpo a centrocampo. In difesa, ritengo ottimo l'acquisto di De Ligt, un giocatore davvero molto bravo, che ringiovanisce il reparto ormai datato. Mi preoccupano un po i terzini: Danilo non mi entusiasma particolarmente.

- Sarà un anno di cambiamenti in Serie A: cosa pensi delle figure di Sarri, Conte e Icardi?
La scelta di Sarri mi ha molto sorpreso, in particolare se penso ai modi di fare dello stile Juve, totalmente differenti. Nonostante ciò lo ritengo un bravo allenatore e spero possa far incidere il suo gioco come fece a Napoli.
Conte darà sicuramente il massimo per l'Inter. Un allenatore davvero molto preparato che, dovunque è andato, ha quasi sempre vinto il primo anno. Non gli auguro di vincere e non è detto che vincerà.
Mauro Icardi è stato il capocannoniere della Serie A, a dimostrazione del fatto che la porta la vede molto bene. Sua moglie è davvero molto ingombrante ed Icardi è consenziente di tutte le sue scelte, quindi non è semplice gestire queste personalità. Se la Juventus dovesse prendere Icardi non spenderà cifre esorbitanti, in quanto è stato lo stesso Marotta a svalutare il giocatore, non considerandolo parte del progetto.

- Siamo al termine Marcello, buoni propositi per la prossima stagione?
Spero in un'altra stagione vincente, confermando il dominio in campo nazionale e cercando di vincere la Champions League. La Juventus deve vincere questa coppa, sfatando l'idea di "coppa maledetta". Mi auguro che i bianconeri possano vincere più volte in Europa per rifarsi di tutte quelle finali che sono state perse, a volte anche immeritatamente.