VALERIO BRASCHI


Ciao Valerio, partiamo dall'inizio. Quale sono stati i tuoi studi? Quando hai capito che saresti diventato un cuoco? Questa passione da dove nasce?

La passione per la cucina è nata fin da piccolo, ma l’ho sempre concepita come una passione secondaria, quasi come un hobby. Per questo motivo ho frequentato il Liceo Scientifico, fino a quando al terzo anno ho capito che la mia strada era la cucina. Ho cominciato dunque ad esercitarmi a casa con continuità, nelle pause fra lo studio e gli allenamenti di basket.

 

Come sei arrivato a Masterchef? E’ stata una tua scelta oppure un consiglio di qualcuno?

La scelta di iscrivermi a Masterchef l’ho presa io, seppur incoraggiamento da amici e compagni di classe. Ovviamente, a posteriori, scelta migliore non potevo essere fatta.

 

Che effetto ti ha fatto trovarti davanti a giudici così importanti? Con quale giudice sei entrato maggiormente in sintonia?

Inizialmente ero molto teso, preoccupato. Poi con il tempo mi sono rilassato ed è stato tutto un susseguirsi di emozioni. Il giudice con cui mi sono trovato meglio è stato Carlo Cracco, colui che più di tutti, anche tutt’oggi, mi aiuta fuori dal programma.

 

Sei stato il più giovane vincitore di Masterchef (18 anni). Quali consigli ti senti di dare ai ragazzi della tua età per avere successo in cucina? Qual è lo spirito giusto?

Spesso i ragazzi vengono visti come dei fannulloni che pensano solo a divertirsi, senza prendere sul serio la vita. Io penso che non sia così. Noi giovani abbiamo voglia di fare, di provare, di buttarci in un mondo che per noi è nuovo come quello del lavoro.

Ovviamente, ci sono anche coloro che non vogliono impegnarsi, come in tutti i contesti del resto, ma la stragrande maggioranza ha bisogno di esprimersi. Detto questo, chi ha più esperienza di noi, non ci tarpi le ali, ma ci aiuti a volare.

 

Come è cambiata la tua vita dopo la vittoria? A chi l’hai dedicata?

La vittoria è stata dedicata, ovviamente, alla mia famiglia, che mi è stata sempre accanto durante questa esperienza, seppur non fisicamente, in quanto le riprese del programma si svolgevano a Milano, quindi ho vissuto solo per 3 mesi. Da questa esperienza ho imparato ad essere autosufficiente, a cavarmela da solo, cosa che tutti dovrebbero saper fare.

Dopo la vittoria la mia vita è diventata molto più frenetica, piena di impegni, tanto che sono stato costretto a lasciare poco spazio agli amici e al tempo libero. Tuttavia questo è il duro mondo del lavoro e deve essere accettato col sorriso.

 

Sapresti raccontarci qualche aneddoto della tua esperienza che non è stato trasmesso in tv?

Senza dubbio le risate dietro le quinte con i miei amici concorrenti e le interminabili ore di attesa tutti chiusi in una stanza.

 

Dopo Masterchef, hai avuto la possibilità di recarti a Nuova Delhi, dove sei stato l’ambasciatore della cucina italiana in India durante la Settimana della Cucina Italiana del mondo. Che tipo di esperienza è stata?

L’avventura in India ha rappresentato un nuovo punto di inizio per me. Ho conosciuto persone meravigliose, che mi hanno fatto sentire casa. Ho cucinato tantissimo, ma anche gustato i prodotti locali, in modo da comprendere il vero spirito della cucina indiana.

Direi che è un posto illuminante che, insieme al Giappone, andrebbe visitato almeno una volta nella vita.

 

A Novembre coronerai il sogno di aprire un tuo ristorante a Roma. Cosa ci sai dire di questa nuova avventura? Hai già deciso il nome?

A novembre partiremo, non vedo l’ora!

Mi sento da una parte carico, dall’altra un po’ preoccupato. Mi gioco tutto, ma è quello che voglio fare, quindi cercherò di evitare che le paure prendano il sopravvento, tramutando la tensione in adrenalina. Purtroppo non posso aggiungere altro sul locale.

 

Progetti futuri? Quali sono i tuoi nuovi obiettivi?

Vorrei realizzarmi come cuoco. Conquistare i palati dei miei clienti, sfatando le voci che un ragazzo di 21 anni non sia in grado di gestire una cucina.